Ci sono alcuni cartoni della nostra infanzia che rimangono impressi nella mente e ci accompagnano anche da adulti
I cartoni della nostra infanzia tornano a farci visita anche da adulti. Li ritroviamo nella nostra memoria, oppure ci ritroviamo a guardarli grazie ai nostri figli. È come tornare per un attimo indietro nel tempo. Pingu è uno di questi, il simpatico pinguino che emetteva solo versi, eppure il suo linguaggio così semplice si faceva capire da tutti. La semplicità era sicuramente la chiave del cartone animato.
La vita di Pingu si svolgeva al Polo, in un iglù. È quindi una vita semplice, quella che oggi abbiamo dimenticato, ma che viene compresa anche dai più piccoli. Adesso che siamo adulti, è l’ora di scoprire che dietro la voce di Pingu non ci sono suoni di un computer bensì suoni emessi da un doppiatore molto famoso nel campo.
Si tratta di Carlo Bonomi che ha dato voce (e vita) a innumerevoli personaggi della nostra televisione: da Stripy, mascotte di Scacciapensieri, a La Linea di Osvaldo Cavandoli, fino ad arrivare a Pingu. La bravura si può denotare attraverso questo video che lo vede proprio all’opera durante il doppiaggio del celebre pinguino.
L’inventore di Pingu è Otmar Gutmann, ma come abbiamo detto, il suo linguaggio è universale perché parla una lingua sua, che i bambini comprendono grazie alle intonazioni e ai gesti. Ed è proprio qui la grandezza di Pingu: riuscire a unire diverse generazioni ed etnie.
Il lavoro egregio di Carlo Bonomi ha permesso a Pingu di avere una sorta di parlata che a volte sembra quasi assomigliare all’italiano, per qualche suono, ma poi subito ecco che torna a confondersi con qualche altra, più animalesca. Nel video, eccolo in Ticino, a Cureglia, proprio alle prese con il doppiaggio.
Si tratta del lontano 1996, ad oggi Carlo Bonomi non c’è più ma il suo linguaggio dei personaggi di Pingu resta la perla della sua carriera. Pare infatti che si trattasse di un linguaggio astratto da lui progettato in forma di parodia del dialetto milanese, per certi versi molto simile al grammelot ideato da Dario Fo, mixato con la lingua parlata dai clown francesi e italiani.
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