Microsoft è riuscita a mitigare l’attacco informatico DDoS più grande di sempre

Microsoft ha dovuto affrontare il più pericoloso attacco hacker mai rivolto nei suoi confronti, e a giudicare dalla portata di questa incredibile impresa chiaramente non pensavano che ci sarebbero riusciti. Ma perché ci hanno provato?

Microsoft è riuscita a mitigare l'attacco informatico DDoS più grande di sempre
Gli attacchi DDoS sono frequenti nelle aziende big tech – Androiditaly.com

L’azienda ha ammesso di aver respinto un attacco DDoS da 3,47 Tbps al secondo, con il preciso scopo di attaccare un cliente di Azure in Asia – inizialmente – nel mese di novembre. Aveva avuto uno spiacevole inconveniente simile anche ad ottobre 2021, ma questa volta, Microsoft, si è trovata preparata ed è riuscita a respingere gli hacker con successo.

In questo caso, e come nella maggior parte delle incursioni informatiche, l’attacco sembrava distribuito su più sorgenti per via dell’uso di alcuni botnet, ossia delle macchine virtuali che contengono un malware e che possono essere controllate a distanza. Ma cosa ha rivelato la società in merito a tutto questo?

La risposta della compagnia a questo problema

Microsoft è riuscita a mitigare l'attacco informatico DDoS più grande di sempre
Nonostante la gravità dell’attacco, non sono riusciti a danneggiare Microsoft – Androiditaly.com

Microsoft, al riguardo, ha spiegato che: “A novembre abbiamo mitigato un attacco DDoS con un throughput di 3,47 Tbps e un packet rate di 340 milioni di pacchetti al secondo (pps) diretto a un cliente Azure in Asia. Crediamo che questo sia l’attacco più grande mai riportato nella storia. Si è trattato di un attacco distribuito originato all’incirca da 10.000 sorgenti e da più paesi nel mondo, inclusi Stati Uniti, Cina, Corea del Sud, Russia, Tailandia, India, Vietnam, Iran, Indonesia e Taiwan“.

Proseguono il loro discorso, affermando che si tratti certamente di un “UDP reflection attack” sulla porta 80, usando “Simple Service Discovery Protocol (SSDP), Connection-less Lightweight Directory Access Protocol (CLDAP), Domain Name System (DNS) e Network Time Protocol (NTP) composto da un unico picco, e l’attacco nel complesso è durato circa 15 minuti“.

Comunque, i precedenti attacchi a dicembre avevano sorpassato i 2,5 Tbps e sono avvenuti in Asia, mentre quello da 3,25 Tbps ha colpito le porte 80 e 443, durando ben 15 minuti con quattro picchi principali: il primo da 3,25 Tbps, il secondo da 2,54 Tbps, il terzo da 0,59 Tbps e il quarto da 1,25 Tbps. L’altro attacco da 2,55 Tbps, in aggiunta, sembra che abbia colpito la porta 443 con un singolo picco, con una durata di 5 minuti circa.

Ma l’azienda ci rassicura, scrivendo: “In questi casi i nostri clienti non devono preoccuparsi di come proteggere i propri carichi di lavoro in Azure, rispetto alla loro esecuzione in locale. La piattaforma di protezione DDoS di Azure può scalare enormemente per assorbire il volume maggiore degli attacchi DDoS, fornendo ai nostri clienti il ​​livello di protezione di cui hanno bisogno“.

Alethea Toh, il Product Manager di Azure Networking, riferisce pure che la maggior parte degli attacchi hacker hanno come obiettivo quello di colpire i server o altri utenti stessi, pertanto possiamo dire che sia “normale” che ne ricevano così tanti e in poco tempo oltretutto. Infatti, nessuno esclude la possibilità che in seguito ne possano venire registrati altri di simili, se non peggiori.

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