Tile nei guai: i dati di molti utenti compromessi e a rischio di vendita nel Dark Web

Una nota società potrebbe iniziare a vendere le informazioni personali di molti utenti senza il loro permesso, e a preoccupare è il fatto che si tratti di migliaia di tracker attualmente nelle mani di questa azienda.

Tile nei guai: i dati di molti utenti compromessi e a rischio di vendita nel Dark Web
Controllare le informazioni dei propri utenti, come è facile pensare, è una grande responsabilità – Androiditaly.com

I sistemi di localizzazione tendono a proteggere i nostri dati sensibili poiché è il loro compito principale, non a caso le compagnie che si occupano di farlo hanno il dovere di non divulgare le informazioni personali degli utenti per una questione di privacy chiaramente.

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D’altro canto, però, la vendita di questi dati potrebbe anche essere una fonte di guadagno molto alta, seppur possa essere sia sbagliata che illegale a volte. E la società che ha acquisito i tracker di Tile, dunque, non perderebbe occasione per poter ottenere dei soldi dando al miglior offerente le informazioni degli ex utenti di questa azienda.

Le motivazioni al riguardo

Tile nei guai: i dati di molti utenti compromessi e a rischio di vendita nel Dark Web
Non sappiamo in che modo potrebbero usare i dati comprati da Life360 – Androiditaly.com

La protagonista di questa storia è Life360, una azienda che si occupa di creare sistemi di tracciamento. È specializzata nella fornitura di servizi basati sulla posizione dei suoi clienti in tutto il mondo, e come la stessa app omonima effettua la condivisione di coordinate, messaggi e notifiche. Insomma, per quel che stiamo dicendo potrebbe essere una compagnia come le altre.

Ma, stando alla segnalazione riportata da The Markup, la società potrebbe aver avuto una idea in mente a dir poco pericolosa a seguito di un suo ultimo acquisto fatto il mese scorso circa. Life360, da quel che sappiamo, sarebbe pronta a vendere i dati registrati dai tracker di 33 milioni di utenti di Tile, una società di targhette da applicare a svariati oggetti differenti, come zaini ad esempio, e che, adesso, è di sua esclusiva proprietà.

Ma non è la prima volta che questa azienda si fa per sentire delle azioni del genere: già in passato aveva vendute alcune location di chi utilizzava i propri servizi. Oppure, un ex dipendente di Cuebiq, ha affermato come queste mosse servissero principalmente per delle campagne di marketing, le quali pare che fossero state indotte da società precise e che poi avrebbero comprato queste informazioni.

A smentire queste affermazioni è Chris Hulls, fondatore e CEO di Life360, che riferisce che i dati degli iscritti alla loro app sono una risorsa fondamentale per loro, e che quindi non si sognerebbero mai di venderli dal momento che tendono a fornirgli servizi gratuiti in continuazione.

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Ma, allo stesso tempo, ha anche messo in chiaro che, le nuove politiche sulla privacy degli utenti, non gli negherebbero il fatto di poter vendere delle informazioni non associate in alcun modo all’identificazione di una persona collegata ad un’altra.

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