FBI punta il dito su WhatsApp: è quello che “parla” più di tutti

Whatsapp fornisce delle informazioni personali, continuamente, all’FBI, e pare che sia una delle poche agenzie federali a ricevere questi dati per ogni messaggio inviato. Ma perché?

FBI punta il dito su WhatsApp: è quello che "parla" più di tutti
L’FBI è l’ente governativo che opera all’interno del territorio americano, ma come questo organo ce ne sono molti altri nei vari paesi – Androiditaly.com

Siamo al corrente di questa notizia grazie ad un documento interno del Federal Bureau of Investigation, o più comunemente conosciuto come FBI, nel quale viene spiegato come sia possibile avere accesso a dei dati sensibili di Whatsapp attraverso una procedura legale.

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Ma non solo: oltre a questa applicazione, tra l’altro, le informazioni vengono ricavate anche da iMessage, cioè un altro servizio di messaggistica istantanea molto usato e che fornisce dati quasi in tempo reale, seppur il primato per questo livello di tempistica lo abbia soltanto l’applicazione di Meta.

La descrizione del documento

FBI punta il dito su WhatsApp: è quello che "parla" più di tutti
Whatsapp è l’unica applicazione in grado di dare immediatamente i dati sensibili delle chat all’FBI – Androiditaly.com

Il documento è finito tra le mani dell’organizzazione Property of the People, la quale si è occupata di verificare il modo con cui, il governo americano, ottiene le informazioni tramite una regola richiesta che prende il nome di FOIA, cioè Freedom of Information Act. Questo tipo di domanda è stata messa in atto dal 1967, e permette ai cittadini di cedere il controllo dei dati a qualunque agenzia federale.

Comunque sia, il documento è intitolato l’Accesso Legale, indicato solamente per “uso ufficiale” e “riservato alle forze dell’ordine” la cui intestazione afferma che: “La capacità dell’FBI di accedere legalmente al contenuto e ai metadati delle app di messaggistica sicura“.

Nella lettura si apprende che dal 20 novembre 2020, l’FBI, ha un continuo accesso legale sulle informazioni delle principali applicazioni di messaggistica istantanea. Inoltre, non essendo fornite sempre in tempo reale, possono avere un impatto diverso sulle indagini a causa di questo ritardo. Fa eccezione, invece, Whatsapp, cioè l’unico servizio che pare sia in grado di farlo.

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Anche iMessage è coinvolto in questa storia, non a caso consegna i testi completi alle forze dell’ordine americane qualora siano stati inviati con questo servizio e vengano sottoposti a backup su iCloud. Da qui, pure Whatsapp potrebbe riservare le sue informazioni in caso usasse il software per salvare i propri documenti. Ma potrebbe non funzionare più, ormai, per via dell’introduzione della crittografia end-to-end.

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