Telegram continua la sua lotta con Apple per i ritardi della pubblicazione sullo Store

Tra Telegram e Apple non corre buon sangue da un po’, e la polemica non è finita dato l’ultimo problema legato a un aggiornamento della piattaforma. Per l’applicazione il processo di controllo prima di pubblicare le novità sullo store è troppo lungo.

telegram icona sospesa
L’aggiornamento per iOS dell’app è stato apparentemente ostacolato da Apple. – Androiditaly.com

La tensione cresce così come i toni verso Apple di Pavel Durov, l’imprenditore russo fondatore di Telegram. Il motivo di questa faida pare sia dovuto ai processi di controllo che la multinazionale di Cupertino effettua sulle applicazioni. Prima che queste riescano a essere pubblicate sullo store infatti pare che passi parecchio tempo, troppo secondo Durov.

Un problema che tra le due società continua a farsi sentire ancora dal 2018, quando l’imprenditore aveva attaccato Apple per la prima volta. Le approvazioni degli aggiornamenti che Telegram effettua per iOS sono lunghe e questo porta a gravi conseguenze economiche per l’applicazione. Le versioni nuove non possono essere distribuite senza queste verifiche, e come Durov sottolinea non è così solo per la sua piattaforma ma per tutti gli sviluppatori.

Più grave anche dei lunghi tempi di attesa è il totale silenzio che Apple riserva sull’avanzamento della procedura di controllo per l’App Store. Per ben due settimane l’ultimo aggiornamento di Telegram infatti è stato bloccato. E questo senza che alcuna spiegazione a riguardo arrivasse alla società.

Troppi limiti da parte di Apple?

app store iphone
Durov da tempo sostiene che i limiti imposti sull’App Store siano troppi. – Androiditaly.com

Le critiche che il fondatore di Telegram muove a Apple sottolineano i limiti imposti alle web app, che sui dispositivi iOS presentano diversi problemi dovuti al browser Safari. Le accuse si spingono anche ad affermare che questa circostanza sia voluta per incentivare al download delle app native. Questa risultano soggette come sempre alla tassa del 30% richiesta dagli store, sia da quello di Apple che da Google Play Store.

Safari dunque darebbe problemi alle web app per aumentare i guadagni dell’azienda. Peccato che la commissione imposta non acceleri la procedura di approvazione delle applicazioni e dunque non ci sia davvero un’alternativa conveniente. Come Durov ha ribadito, queste circostanze hanno attirato l’attenzione anche delle autorità, e in particolare del CMA (Competion and Markets Authority).

Il CMA ha considerato soprattutto le restrizioni che si presentano a causa del WebKit. Questo motore di rendering infatti è l’unico utilizzabile sui dispositivi iOS fin dal 2001 e costringe gli utenti a sottostare a diversi limiti. Gli stessi che penalizzano le web app.

 

🔴 FONTI: www.msn.com

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